Dichiarazione congiunta in occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti della mutilazione genitale femminile

Dichiarazione congiunta in occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti della mutilazione genitale femminile da parte l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione Josep Borrell Fontelles, la Vicepresidente per i Valori e la trasparenza Věra Jourová, la Vicepresidente per la Demografia e la democrazia Dubravka Šuica, la Commissaria per l’Uguaglianza Helena Dalli, e la Commissaria per i Partenariati internazionali Jutta Urpilainen.

In vista della Giornata internazionale della tolleranza zero nei confronti della mutilazione genitale femminile, che cade il 6 febbraio 2021, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza/Vicepresidente della Commissione Josep Borrell Fontelles, la Vicepresidente per i Valori e la trasparenza Věra Jourová, la Vicepresidente per la Demografia e la democrazia Dubravka Šuica, la Commissaria per l’Uguaglianza Helena Dalli, e la Commissaria per i Partenariati internazionali Jutta Urpilainen, hanno collettivamente ribadito il fermo impegno dell’UE a favore dell’eradicazione della mutilazione genitale femminile, formulando la seguente dichiarazione:

“Nessuna donna o ragazza dovrebbe subire alcuna forma di violenza. La mutilazione genitale femminile (MGF) costituisce una grave violazione dei diritti umani e un atto di violenza contro donne e ragazze. Si stima che oltre 200 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo abbiano dovuto subirla. In Europa almeno 600 000 donne e ragazze sono costrette a viverne le conseguenze, che spesso compromettono gravemente salute e benessere, mettendo addirittura a repentaglio la loro vita. La Covid-19 ha ostacolato i programmi di prevenzione, pregiudicando gravemente i progressi verso l’eliminazione di questa pratica efferata: ogni passo indietro mette a rischio migliaia di donne e ragazze.

La mutilazione genitale femminile non può essere giustificata come pratica legata a cultura o tradizioni: è un reato e una violazione dei diritti umani. Molte persone e comunità stanno abbandonando questa pratica: un cambiamento è possibile ed è già in atto.

La prevenzione della violenza di genere e la protezione di chi ad essa sopravvive sono al centro della politica dell’Unione in materia di uguaglianza.

In linea con il piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024, con la strategia dell’UE per la parità di genere 2020-2025 e con il piano d’azione sulla parità di genere IIIci impegniamo a intensificare le azioni per porre fine alla mutilazione genitale femminile in Europa e nel mondo. Per questo sosteniamo e collaboriamo con chi è sopravvissuta a questa pratica, con le famiglie e le comunità colpite, con esperti e responsabili politici per eradicare la mutilazione genitale femminile. Quest’anno presenteremo una proposta per prevenire e combattere determinate forme di violenza di genere, e una raccomandazione specifica sulla prevenzione delle pratiche dannose. La prossima strategia dell’UE sui diritti dei minori formulerà ulteriori raccomandazioni concrete per prevenire efficacemente la mutilazione genitale femminile e porvi fine, nell’UE e al di fuori dell’UE. Sia le donne che gli uomini svolgono un ruolo cruciale nell’eliminarla: nulla può giustificare la pratica di questa violenza su donne e ragazze e nessuno può rimanere in silenzio.

Siamo più che mai impegnati a porre fine a tutte le forme di violenza contro le donne. Occorre agire ora: lo dobbiamo a tutte le donne e le ragazze a rischio.”

Contesto

La mutilazione/escissione genitale femminile (MGF/E), quale definita dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), comprende tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni della donna o altre pratiche lesive degli organi genitali femminili non dovute a motivi medici. La MGF è un problema a livello mondiale, e l’Europa non ne è esclusa. Si stima che soltanto in 13 paesi europei 180 000 ragazze siano a rischio di mutilazione, mentre in Europa 600 000 donne vivono con le conseguenze della mutilazione genitale femminile(link is external). Questa pratica viene inflitta su bambine e ragazze, dall’infanzia ai 15 anni, giustificandola erroneamente con motivazioni culturali, religiose o sociali; è una forma di abuso sui minori e di violenza contro le donne e le ragazze e comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche nel breve e nel lungo periodo.

La penalizzazione della mutilazione genitale femminile è prevista dalla convenzione del Consiglio d’Europa(link is external)sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. La convenzione è stata firmata da tutti gli Stati membri dell’UE ed è stata finora ratificata da 21 Stati membri. La Commissione ha collaborato con il Consiglio per l’adesione dell’UE alla convenzione. Se la convenzione di Istanbul rimarrà bloccata in seno al Consiglio, nel 2021 la Commissione presenterà una nuova proposta per prevenire e combattere la violenza di genere. Proporrà inoltre di ampliare l’elenco degli euroreati per includervi tutte le forme di reati generati dall’odio e di incitamento all’odio.

Anche la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989(link is external)Cerca le traduzioni disponibili del link precedenteEN•••, di cui tutti gli Stati membri dell’UE sono parti, condanna la mutilazione genitale femminile in quanto forma di violenza contro bambine e ragazze.

L’Unione europea conferma l’impegno a favore della piena attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che affronta la questione della mutilazione genitale femminile nel suo obiettivo n. 5 sull’uguaglianza di genere e nel suo obiettivo specifico 5.3 sull’eradicazione delle pratiche dannose.

Nel contesto dell’azione esterna e della cooperazione allo sviluppo, porre fine alla mutilazione genitale femminile continua a essere un’azione chiave nell’ambito del piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024 e il piano d’azione dell’UE sulla parità di genere 2021-2025. Ciò si riflette in azioni concrete, ad esempio nel sostegno al programma globale congiunto UNFPA/UNICEF per eliminare la mutilazione genitale femminile attraverso l’iniziativa regionale Spotlight Africa, che ha destinato 10 milioni di € alla lotta contro questa pratica in 18 paesi partner.

La Commissione intende presentare una proposta legislativa per prevenire e combattere determinate forme di violenza di genere; proporrà inoltre una raccomandazione specifica sulla prevenzione delle pratiche dannose. Inoltre, l’UE continua a fornire finanziamenti attraverso la sezione Daphne dei programmi dell’UE per progetti volti a combattere la violenza di genere, compresa la mutilazione genitale femminile. La prossima strategia dell’UE sui diritti dei minori comprenderà sia l’azione interna che quella esterna, e includerà iniziative per prevenire e rispondere alla violenza contro i minori in entrambi gli ambiti.

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo presentato dalla Commissione nel settembre 2020 intende inoltre rafforzare le garanzie di tutela a disposizione delle persone con esigenze particolari e garantire l’ammissibilità alla protezione internazionale per donne e ragazze che temono di essere perseguitate o rischiano di subire mutilazioni genitali femminili.

Per ulteriori informazioni

Per saperne di più sulla mutilazione genitale femminile e su ciò che l’Unione europea sta facendo per eliminarla, vedere la sezione Q&A.

L’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere ha condotto ricerche sulla diffusione della mutilazione genitale femminile nell’Unione europea e ha pubblicato uno studio sulla diffusione di tale pratica in Belgio, Grecia, Francia, Italia, Cipro e Malta.

Studio sulla mutilazione genitale femminile (in inglese): More girls at risk but community opposition growing (Il numero di ragazze a rischio è in aumento, ma lo è anche l’opposizione all’interno della comunità)

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