La Strategia europea per la Biodiversità in Liguria

In che cosa consiste, a grandi linee, la Strategia europea sulla Biodiversità presentata dalla Commissione europea nel maggio dello scorso anno?

Come viene attuata in Liguria, tenuto conto che le politiche europee per la salvaguardia della biodiversità sono in atto ormai da alcuni decenni?

In Italia la conservazione della Biodiversità, elemento centrale del Green Deal Europeo e quindi delle politiche europee di ripresa e resilienza (Next Generation EU, bilancio europeo 2021-2027) è adeguatamente presa in considerazione?

Disponiamo di una sufficiente cultura in materia di biodiversità, ecosistemi, sostenibilità?

Sono stati questi alcuni dei temi dell’incontro online La Strategia europea per la biodiversità in Liguria, organizzato lo scorso 23 marzo dal Centro Europe Direct Genova in collaborazione con l’analogo Centro della Provincia della Spezia, il Centro in Europa e la Federazione Ligure dell’AICCRE.

Chi dà un’occhiata alla pagina che Regione Liguria dedica a parchi ed aree protette, anche se in Liguria ci è nato e vissuto, non può far a meno di notare la ricchezza di un parco nazionale (quello delle Cinque Terre), otto parchi regionali, cinque riserve naturali regionali, due aree protette regionali e sei tra aree naturali marine protette statali e regionali.

Ha confermato la specificità ligure la dottoressa Daniela Minetti, naturalista, funzionaria di Regione Liguria, dove si occupa soprattutto di Politiche per le aree naturali e Progettazione UE: in Liguria la biodiversità è particolarmente ricca in quanto coesistono tre regioni bioclimatiche (Alpina, Mediterranea e Continentale) in aggiunta al mare. I Siti di Interesse Comunitario (ora ZSC, infra) sono 125, dei quali 26 in ambito marino, 7 le Zone di Protezione Speciale per la tutela degli uccelli selvatici, per un totale del 30% del territorio ligure.

L’incontro è stato aperto per il Comune di Genova dall’assessore Matteo Campora, cui il Sindaco ha recentemente assegnato l’ulteriore delega alla Transizione ecologica e, per la Provincia della Spezia, da Lisa Saisi, consigliere delegata a Parchi, Tutela Ambientale, Tutela dei Diritti degli animali.

Carlotta Gualco, direttrice del Centro in Europa, ha ricordato i capisaldi della Strategia europea al 2030: la creazione di zone protette comprendenti almeno il 30% della superficie terrestre e marina dell’UE, ampliando in tal modo la copertura delle zone Natura 2000 esistenti;

il ripristino degli ecosistemi degradati in tutta l’UE entro il 2030, attraverso una serie di impegni e misure specifici, tra cui la riduzione dell’uso e del rischio dei pesticidi del 50% entro il 2030 e l’impianto di 3 miliardi di alberi all’interno dell’UE;

lo stanziamento di 20 miliardi di euro l’anno per la protezione e la promozione della biodiversità tramite i fondi dell’UE e finanziamenti nazionali e privati.

L’Unione europea metterà sul tavolo il suo peso nella prossima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla diversità biologica delle Nazioni Unite, che discuterà un quadro globale per la biodiversità nell’ottobre 2021. Lo farà insieme agli enti che, in tutta Europa, hanno deciso di sottoscrivere la Coalizione globale Uniti per la Biodiversità lanciata dallaCommissione lo scorso anno (a Genova, ha raccolto l’appello l’Acquario di Genova).

Ferdinando Boero, ordinario di Zoologia all’Università di Napoli Federico II, autore di documenti di indirizzo per diverse prestigiose istituzioni, a cominciare dalla Commissione europea, impegnato nelle associazioni ambientaliste Pro Natura e Marevivo, ha denunciato l’ancora insufficiente presenza dei concetti di biodiversità ed ecosistemi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (il cd Recovery Plan) che il nostro Paese sta preparando per la Commissione europea. Non vi è di fatto corrispondenza tra le indicazioni europee e le disposizioni del Piano.

La ragione sta nella mancanza di competenze e cultura adeguate, non solo di chi ha redatto il Piano, ma anche nella popolazione in generale. La stessa scuola ne è carente, con l’eccezione degli insegnanti particolarmente sensibili. Non mancano tanto le conoscenze dei singoli elementi (della natura, del nostro corpo) quanto la capacità di cogliere come essi sono collegati. Manca anche la capacità di far compiere agli studenti osservazioni concrete.

Le conseguenze di tale incultura si vedono anche nella scarsità di risorse finanziarie destinate alla salvaguardia della biodiversità. È inoltre deplorevole che il PNRR non menzioni il mare, oggetto di specifiche azioni UE con finalità di protezione e uso sostenibile.

Daniela Minetti ha presentato una serie di slide (disponibili per chi ne fa richiesta al Centro in Europa) sull’evoluzione del concetto di sviluppo e le politiche UE di salvaguardia e gestione della biodiversità, a cominciare dalla rete Natura 2000.

Le normative europee non utilizzano la nozione di “parco”.

Le Zone Speciali di Conservazione (ZSC) sono quelle in cui la realizzazione di ogni attività umana deve superare una valutazione di incidenza che garantisca la salvaguardia della biodiversità. Le politiche europee, oltre che nella conservazione, si stanno sviluppando nella ricerca della migliore integrazione tra natura e attività umane, perché spesso queste ultime sono necessarie per ottenere benefici in termini non solo economici ma anche di benessere sociale, salute alimentare e riduzione del rischio idrogeologico. In Liguria un esempio concreto è quello delle praterie, la cui biodiversità floristica ed entomologica è minacciata, esponendo a rischio la nostra agricoltura e il nostro paesaggio. È in casi come questi che deve intervenire un “patto antropico”.

Alcuni esempi virtuosi di integrazione tra natura e attività umane realizzate in campo agricolo nel Parco nazionale delle Cinque Terre sono state illustrate dal responsabile dell’Ufficio Biodiversità, Matteo Perrone.

Le tre regioni biogeografiche presenti in Liguria: Mediterranea, Alpina e Continentale. Dalle slide della dott.ssa Minetti

Alla discussione hanno preso parte la segretaria di AICCRE Liguria Desi Slivar, la presidente dell’associazione Amici del Museo di Storia naturale G. Doria Carla Olivari Flick, le professoresse Roberta Bottaro e Paola Faorlin e per l’ENEA Marinella Abbate e Ivo Rossetti.

Al quesito di fondo, come migliorare la cultura ecologica in Italia, il prof. Boero ha risposto invitando gli insegnanti ad assecondare la curiosità innata nei giovani umani nei confronti della Natura, dedicandovi tempo e conoscenze. E come acquisire queste conoscenze, quando mancano, come spesso accade? Introducendo nei percorsi scolastici “solidi curricula” che riguardino questi temi. A chi spetta prendere l’iniziativa per introdurre queste competenze? Occorrerebbe una presa di coscienza dall’alto, a livello ministeriale. Il prof. Boero, ha ricordato la moderatrice, ha redatto una proposta di legge per l’introduzione di corsi di “Biodiversità, Ecosistemi, Sostenibilità” (BES) in tutti i percorsi di formazione.

Ha concluso la prof. ssa Gloria Rossi per l’Ufficio Scolastico Regionale Liguria, ricordando alcuni strumenti utilizzabili per mantenere vivo il dialogo sui temi affrontati dall’incontro: dai programmi Erasmus+ e Twinning ai Patti di comunità, alleanze di soggetti pubblici e privati a favore delle scuole, sostenuti dal MIUR.

Chi desiderasse vedere la registrazione dell’incontro o leggere la proposta di legge del prof. Boero può farne richiesta al Centro in Europa.

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